sabato 14 gennaio 2017

Comunicato stampa: medicina di genere?

Con stupore e preoccupazione abbiamo appreso che il prossimo 17 gennaio presso il polo didattico della azienda ospedaliera universitaria di Ferrara, si svolgerà un "corso formativo" dal titolo "Oltre gli stereotipi di genere: verso nuove relazioni di diagnosi e cura". A differenza di quanto ci potrebbe e dovrebbe attendere dal titolo e dal luogo di svolgimento, l'iniziativa è tutt'altro che un convegno scientifico, ma uno spot ideologico a favore delle teorie "gender", come si evince con chiarezza dalla presenza della presidente di Arcigay Circomassimo Ferrara, Manuela Macario, che presiederà l'incontro assieme (incredibilmente) alla direzione generale dell'Azienda Ospedaliera Universitaria. In nessuno degli interventi si parla di medicina di genere, ossia di terapie differenziate a seconda del sesso del paziente. Avremo invece l'assessora alle pari opportunità del comune di Ferrara, Annalisa Felletti, a parlare di sedicenti discriminazioni e stigma, o la presidente del comitato territoriale Arcigay di Salerno a illustrare il suo punto di vista su "identità di genere e orientamento sessuale". Si resta infine imbarazzati di fronte alla annunciata presenza del sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, a quello che dovrebbe essere un corso di formazione per operatori del settore.
Con il chiarimento della deputata PD Paola Boldrini, si credeva si fosse fatta chiarezza sugli scopi e i fini della medicina di genere a Ferrara. Ci pare invece che l'equivoco prosegua e si complichi, sino ad apparire un imbarazzante connubio propagandistico fra politici, associazioni e azienda usl. Si chiede quindi ai soggetti interessati di chiarire scopi e fini, tutt'altro che clinici o medici, dell'incontro, e i motivi per cui questa formazione (ma forse sarebbe meglio dire manifestazione) viene ospitata presso il polo didattico dell'Azienda Ospedaliera Universitaria.

Alberto Pinamonti (Popolo della Famiglia)
Andrea Rossi (Associazione Nazionale Partigiani Cristiani)
Giovanni Corbelli (Amici del Timone)
Paolo Spath (Fratelli d'Italia)
Matteo Fornasini (Forza Italia)

domenica 27 novembre 2016

Cristo Re della Misericordia

Mercoledì 30 novembre alle ore 21 avrà luogo la conferenza di Marco Invernizzi "Cristo Re della Misericordia - Uno sguardo alla missione della Chiesa a conclusione dell'Anno Santo".
Appuntamento al Cinema Teatro Santo Spirito.


lunedì 14 novembre 2016

Anche a Ferrara il Pdf mette le radici


Lo scorso 1 novembre, alla presenza del responsabile regionale Mirko de Carli è stato fondato il circolo ferrarese de "il popolo della Famiglia", che ha eletto Alberto Pinamonti come coordinatore delle proprie attività. "C'è bisogno di fatti per le famiglie ferraresi", ha commentato Pinamonti, "specie in una città con il peggiore tasso demografico della regione; la famiglia e la persona umana devono tornare al centro dell'attenzione politica non come fattori da manipolare, ma come valori fondamentali per il futuro della nostra comunità cittadina e della nostra nazione".
Family Day 2016: Circo Massimo




Family Day 2015: Piazza San GIovanni

sabato 12 novembre 2016

Dove va il Popolo della Famiglia

M.De Carli, responsabile Pdf Emilia Romagna
Una festa di partito. In Italia non siamo più abituati a vederne, visto che sono progressivamente scomparse, man mano che ci siamo allontanati dagli anni della prima Repubblica. Quella dell’Unità, l’unica rimasta, sopravvive unicamente come kermesse commerciale, rivolta a un pubblico di consumatori più che di militanti. Eppure, il Popolo della Famiglia, nuova formazione politica nata dall'esperienza dei Family Day contro le Unioni Civili, il prossimo 20 novembre a Bologna celebrerà la sua prima festa nazionale.
Secondo la tradizione dei partiti di una volta, la intitolerà al suo quotidiano on-line. Dunque, la prima Festa Nazionale de “La Croce”, vedrà assieme agli interventi dei segretari nazionali del partito, Mario Adinolfi e Gianfranco Amato, anche la presenza di spettacoli, incontri culturali, e forse anche piccoli stand ricreativi e librari. E’ il ritorno di una partecipazione popolare alla politica che, in questi tempi di rabbia anti-casta, sembrava perduta. Ne parliamo con Mirko De Carli, organizzatore della festa e responsabile emiliano-romagnolo del Popolo della Famiglia.


Volete tornare alla prima Repubblica, per nostalgia delle antiche Feste dell'Amicizia?

Direi proprio di no. La nostra formazione, benché di dichiarata ispirazione cristiana, meno di ogni altra può essere considerata postdemocristiana. Ancor meno siamo rivolti al passato. Se riproponiamo il ricordo delle antiche feste di partito è perché - se c'è qualcosa da rimpiangere di esse - è la loro natura tutto sommato autenticamente popolare. La nostra festa di Bologna, infatti, mostrerà lo spirito di un popolo unito nella sua identità politica e culturale. Ci ritroveremo per celebrare la contentezza di essere una comunità in cammino. Vogliamo vivere insieme valori autentici, secondo lo spirito di una festa.

Dunque accettate di definirvi cattolici, ma rifiutate l'etichetta di partito postdemocristiano. Qual è pertanto l'ispirazione politica del Popolo della Famiglia?

Non siamo un partito confessionale, nonostante quello che dicono di noi. Anzi, l'esperienza delle nostre prime elezioni amministrative ha visto schierarsi dalla nostra parte, con una collaborazione disinteressata e fattiva, molte persone e gruppi che cattolici di certo non sono. La famiglia e la sua disgregazione - con il conseguente crollo demografico, per non parlare del dilagare dell’impoverimento collettivo e della violenza che nascono dal divorzio di massa - sono il principale problema della nostra società. Lo sfrenato individualismo che nega il valore sociale della famiglia ha minato le basi stesse della socialità, del vivere civile. Non solo i cattolici se ne stanno accorgendo. Nei confronti della gerarchia ecclesiastica, poi, non manchiamo di rimarcare sempre la nostra indipendenza. I fatti di queste ultime settimane ci aiutano.

Immagino si riferisca alla vicenda di Radio Maria, e alla dura reprimenda della Segreteria di Stato rispetto alle affermazioni attribuite a padre Cavalcoli sui castighi divini. Qual è la vostra posizione al riguardo?

Non nascondiamo che abbiamo vissuto quanto accaduto come una bruttissima vicenda. Abbiamo visto una parte della Chiesa italiana schierarsi senza prudenza né carità, anzi apparentemente con una certa brutalità machiavellica, contro chi ha difeso dei principi che appartengono alla cultura cristiana.
È stato un attacco sgradevole, nei confronti di un’emittente che infastidisce le logiche del mondo, proprio perché raccoglie grandissimi ascolti popolari. Popolo contro élites: è la linea di frattura in atto nella politica, non solo italiana. Noi, esattamente come Radio Maria, con il nostro impegno politico stiamo cercando di dare voce a un popolo. Abbiamo la stessa impostazione, quindi abbiamo subito espresso solidarietà a padre Livio.


Vi considerate un partito di opinione? Nonostante invochiate di essere un popolo, per ora avete trovato consenso solo in una minoranza molto ristretta.

Per essere nati da pochissimo tempo, e senza l’appoggio dei media né di grandi capitali, avere subito messo insieme circa l’1% alla prima elezione amministrativa, si può considerare un successo. Più che un partito di opinione, siamo un partito con delle opinioni. Non soltanto sui grandi principi, ma anche sulle questioni concrete della politica sul territorio. Lo dimostra l'avvio di “giunte ombra”, secondo la tradizione anglosassone, nei principali comuni dove siamo all'opposizione. In questo modo proponiamo una politica che entra nel merito delle questioni, che offre risposte dettagliate e competenti, e non si limita ad urlare. Tanta gente oggi comincia a stancarsi del qualunquismo e della retorica anti-casta, e quindi ci manifesta una simpatia crescente.

Ritenete dunque che il consenso per il Popolo della Famiglia sia molto più alto di quello che appare?

Noi osserviamo la realtà. Abbiamo un nostro giudizio su quello che accade che non è basato unicamente su pregiudizi, né tantomeno sulla rabbia di chi rifiuta la politica, considerandola irrimediabilmente corrotta e lontana dalla gente. Ciò non toglie che siamo contenti di vedere come, nonostante lo schieramento imponente di tutto l'establishment - come si dice oggi -  contro i nostri principi e valori, continua ad esistere un popolo che non accetta questa visione della politica. Un popolo che si ribella a scelte tecnocratiche, dove non contano le radici delle persone e la loro dimensione familiare e comunitaria, bensì solo gli individui e le esigenze della produzione e del consumo.

Parliamo della situazione politica globale. Dite di essere contrari al qualunquismo, ma abbiamo visto che la vittoria di Donald Trump è stata da voi salutata con un certo favore.

Proprio questo è quello che ci distingue, anche rispetto ad alcuni cattolici che si dicono “impegnati”, ma che più che qualunquisti finiscono per essere conformisti. Anzi, conformati alle logiche mondane e laiciste. Noi siamo dalla parte dei principi della dottrina sociale della Chiesa, e lo siamo senza paura. Non abbiamo nessun timore di difendere questi principi, anche quando vanno contro la mentalità del secolo, alla quale hanno aderito anche molti sedicenti cattolici. Quando perciò vediamo un popolo, come successo negli Usa, che si ribella al conformismo, alle tecnocrazie e ai diktat del pensiero unico secolarista, non possiamo che esultare. Certo, abbiamo idee spesso diverse, non possiamo definirci in senso stretto degli alleati di un personaggio come Donald Trump. Però apparteniamo a quello stesso popolo, che negli Usa come nel resto dell’Occidente ha lanciato un grido di dolore, per essere stato sostanzialmente dimenticato. La crisi economica si è intrecciata con l'affermarsi di una cattiva globalizzazione. E’ destinato tuttavia ad amare sorprese chi ci ritiene gente istintiva, ignorante e che ragiona solo “di pancia”. Le paure che ci vengono attribuite, semmai sono proprio di quei politici che non sanno offrire più risposte alla problemi della politica attuale. Sono loro ad avere paura dei problemi che non sanno affrontare e quindi preferiscono nascondersi dietro slogan, su temi come l’immigrazione, la trasformazione dell’economia e il crollo demografico.

Siete pertanto contrari alla globalizzazione? Vorreste anche voi alzare muri contro l’immigrazione, nonostante i richiami del Papa?

Noi siamo dalla parte del nostro popolo. Non di un’idea astratta di popolo, né tantomeno dei “poveri” intesi come categoria sociologica che poi non è facile delimitare, e quindi rimane sullo sfondo come un’astrazione. Siamo dalla parte della gente comune, del ceto impoverito dalla crisi economica e morale dell’Occidente. Questo nostro popolo non è ignorante come si vuole pensare, e non ragiona unicamente per interessi egoistici. Esiste una oligarchia della cultura, della comunicazione e pure della politica, che finora si è illusa che il popolo italiano avrebbe continuato a seguirli, scambiando per buona politica i loro pregiudizi, e rifugiandosi nella arroganza e nella presunzione. I fatti li costringeranno a rendersi conto che contro di loro, non solo in Italia, sta nascendo un movimento autenticamente popolare e democratico. Noi non costruiamo muri, né siamo contrari all’accoglienza in linea di principio, ma sappiamo che solo un popolo consapevole di se stesso, che abbia ritrovato il senso dell’essere comunità, potrà offrire a chi preme alle porte un’integrazione che non sia solo un’ammucchiata. E’ quello che la sinistra, anche ecclesiastica, continua a non capire. Ma noi abbiamo le idee chiare e diamo appuntamento a Bologna per sentirne parlare.

sabato 22 ottobre 2016

San José Sánchez del Río

Lo scrittore Paolo Gulisano illusterà la figura di san José Sánchez del Río, il giovane messicano morto martire a quindici anni nel corso della Cristiada, la sollevazione popolare che avvenne in Messico tra il 1926 e il 1929 contro il governo anticristiano del massone Plutarco Elías Calles. José è stato canonizzato da papa Francesco domenica 16 ottobre 2016.
L'appuntamento è alle ore 21 di martedì 25 ottobre presso il cinema teatro Santo Spirito.


lunedì 15 agosto 2016

Pdf: fronte comune con chi si batte contro gender, Islam politico e immigrazione

Chi si batte per la famiglia non ha tempo da perdere con le vacanze. Sembra pensarla così Mirko De Carli, giovane responsabile per l’Emilia-Romagna del Popolo della Famiglia. Lo abbiamo incontrato nel cuore delle ferie di agosto, per sapere il suo punto di vista sui temi caldi del momento.

Family Day 2016
L’estate di quest’anno si è aperta con una serie di attentati terroristici nel cuore dell’Europa. Poi, all'inizio di agosto, in Italia si sono celebrate – con grande attenzione mediatica –  le prime “unioni civili”. Anche le olimpiadi di Rio sono state in qualche modo contrassegnate da questi argomenti, tra le atlete omosessuali fidanzatesi in diretta e i concorrenti islamici che hanno rifiutato qualsiasi rapporto con gli israeliani. Vedi un punto in comune tra questi eventi?

"Sono tutte manifestazioni della grande crisi morale che sta attraversando la nostra società. Essa ha all'origine il venir meno della centralità della famiglia naturale, e quindi potrà essere arginata solo riproponendone i valori. Può sembrare che la questione della famiglia non c’entri niente né con il terrorismo, né con fatti simbolici peraltro non nuovi, come il  boicottaggio degli israeliani. Tuttavia, alla base di questi eventi vi è sempre la stessa questione: il rifiuto della civiltà occidentale, che sembra odiare le proprie stesse radici. Al posto dell’idea di persona, con tutta la sua complessità e i suoi inalienabili diritti, la cultura oggi dominante ha accolto l’immagine astratta dell’individuo che rivendica desideri. La pressione dell’Islam militante, che odia Israele e tutto l’Occidente per ragioni non tanto economiche o politiche, quanto morali e religiose, si alimenta proprio della debolezza dei riferimenti culturali che ci siamo dati."

La famiglia come può essere l’antidoto al dilagare della crisi?

Tutto è iniziato quando la nostra economia ha pensato di avere bisogno, più che di famiglie, di individui pienamente disponibili per le esigenze della produzione e del consumo. Se negli anni ‘70 il risparmio e la coesione familiare erano ancora considerati valori fondamentali, dagli anni ‘80 in poi si sono ritenute più funzionali alla crescita economica figure individuali che lavorassero solo per se stesse e il proprio benessere. È arrivato così il paradosso economico-demografico, per cui la gente ha iniziato a fare sempre meno figli, al fine di produrre e consumare di più. In questo è stata sostenuta da un welfare irresponsabile, del quale oggi stiamo tutti pagando le conseguenze. In realtà, solo quando le persone vivono in funzione non solo di se stesse ma anche per la propria famiglia, allora si rendono responsabili del futuro di tutti. Se la società non le ostacola, riescono così a guardare al futuro con più ottimismo, producendo anche di più.

L’immigrazione incontrollata può essere compatibile con questo schema?

Di fronte al fenomeno della grande migrazione, diciamo pure dell'invasione, noi riproponiamo con forza la ricetta che già negli anni ’80 fu inutilmente dettata dal cardinale Giacomo Biffi: favorire chi proviene da culture omogenee con la nostra identità europea e occidentale, per evitare di essere sopraffatti. Quanto sta avvenendo oggi, con il problema del terrorismo di matrice islamista e con la formazione delle prime comunità separate, che rifiutano la  possibilità di integrarsi, sembra confermare la validità di quella intuizione.

Il Popolo della Famiglia sembra stare affrontando queste questioni con un impegno addirittura religioso. Riuscirete a trovare intese con gli altri partiti, soprattutto quelli di ispirazione cristiana?

Diciamo che la nostra visione della politica è analoga a quella che, già dagli anni ‘70, fu propria dei Radicali. I nostri principi e valori sono opposti, ma abbiamo la stessa convinzione sull’urgenza di offrire al Paese risposte politiche non solo contingenti, né tanto meno ideologiche o legate a una specifica visione dell'economia.
Stiamo attraversando una crisi epocale, che richiede una risposta a tutto campo, con riferimenti culturali forti, che noi del PdF – a differenza di tutti gli altri partiti esistenti – troviamo nella grande tradizione cristiana e nella dottrina sociale. Non abbiamo paura di essere destinati a rimanere minoranza. Anzi, pensiamo che in questo modo potremo ottenere di più, e comunque eviteremo di infilarci nel vicolo cieco del populismo. Stiamo cercando di tornare a una politica meno virtuale e televisiva, più vicina alla gente: per ottobre si terrà una festa nazionale del PdF, nella quale le nostre famiglie mostreranno a tutti la possibilità di ricominciare a parlare di politica in modo positivo. Quanto agli altri partiti, riteniamo che tra i cattolici la stagione del centrismo sia completamente finita, e quindi sia necessario un ricambio radicale. Con le altre forze del centro destra si potranno trovare intese tattiche, perché la sinistra e i “cinque stelle” sono un avversario comune. Ma non riteniamo possibile riproporre i vecchi schemi politici, con le loro coalizioni.


Foto di Estense.com; a Ferrara attivisti di Lega Nord e altri hanno impedito agli immigrati di entrare nel lussuoso alloggio previsto da prefettura e comune a Gaibanella. E' il caso dell'estate 2016


mercoledì 3 agosto 2016

Un italiano coi muscoli: per il Rabbino Laras siamo in guerra, basta buonismo

IL RABBINO LARAS: EBREI E CRISTIANI SOTTO TIRO.CONTRO LA STRATEGIA DEL RICATTO,L'EUROPA TORNI A PENSARE

 "Siamo in guerra: per ora è una strategia della tensione,del ricatto economico e del terrore.Mal'esito potrebbe essere la soumission,consapevole o meno".
Tra le titubanze della Chiesa e il politicamente corretto della classe politica, Giuseppe Laras,presidente del Tribunale rabbinico del Centro Nord Italia, è tra i pochi intellettuali italiani ad esprimere senza riserve "grave preoccupazione" per l'attuale situazione dell'Italia e dell'Europa.

RAV LARAS,CHE NE PENSA DELLE RECENTI DICHIARAZIONI DEL PAPA CIRCA LA MATRICE " NON RELIGIOSA"DEGLI ATTACCHI TERRORISTICI?

" Disgraziatamente la realtà parla con evidenza da sè. Leggiamo, per maggiore profitto, il  DISCORSO DI RATISBONA di Benedetto XVI".

NON CREDE CHE UNA CONDANNA PIU' DECISA DA PARTE DELLA CHIESA INFIAMMEREBBE UN MONDO ISLAMICO GIA' INCANDESCENTE?

" E al mondo NON islamico che subisce queste violenze e che, per converso, ha accolto e almeno tentato di integrare milioni di musulmani , ANDANDO INCONTRO A UNA SUA MODIFICAZIONE NEL FUTURO ED ESPONENDOSI AD IPOTECHE SOCIOCULTURALI E SIMBOLICHE EPOCALI, cosa dice la Chiesa Cattolica?
E circa queste stesse violenze, che hanno DEVASTATO I CRISTIANESIMI ORIENTALI IN TERRA D'ISLAM, con un 'accellerazione nelle ultime decadi, COSA HA GIOVATO NON AVERLE CONDANNATE CON FORZA E PRESENTATE a suo tempo agli ordini del giorno delle agende culturali e politiche occidentali"?

DOPO L'UCCISIONE DI padre JACQUES HAMEL I LUOGHI DI CULTO CATTOLICI IN EUROPA SONO A RISCHIO

" Le sinagoghe e le scuole ebraiche, tra Francia e Belgio,sono già state attaccate.Le chiese in Egitto registrano anch'esse attacchi da decenni.E che dire di Siria,Irak,Pakistan?Ora, con l'uccisione di padre Hamel tale attacco è realizzabile anche in Europa. E' stato dato un segnale.Per decenni c'è statotroppo incosciente silenzio sulle sorti di ebrei e cristiani d'oriente in relazione all'Islam".

QUALI,A SUO GIUDIZIO,GLI ELEMENTI DI DEBOLEZZA DELL'OCCIDENTE?

"I partiti e le grandi istituzioni culturali ed economiche da troppo tempo non hanno formato e selezionato con severità,attento vaglio e puntiglio la nuova classe dirigente. LA MEDIOCRITA' HA 
UNA CAPACITA' DI EROSIONE  E DI ISTUPIDIMENTO CHE CI HA DEVASTATI.Tutto ciò è una delle delle debolezze più insidiose, specie per la vita democratica dei nostri Paesi e per il mantenimento di quanto abbiamo ereditato. Bisogna investire nella formazione di eccellenze."

COSA DOBBIAMO ASPETTARCI?

" Se le bocce si muoveranno,come è verosimile,il conflitto esploderà ma non esaurirà le violenze jiadiste in Occidente. OCCORRE PREPARARCI,anche con un serio armamentario di idee e studi.Iniziando, ad esempio,a LEGGERE LE STORIE DEI CRISTIANI E DEGLI EBREI IN TERRA D'ISLAM. CHI HA COSCIENZA DEI MASSACRI, a decine di migliaia,DI CRISTIANI MARONITIIN LIBANO,agli inizi dell'800? O dei CRISTIANI ASSIRI? E che dire dei massacri di CENTINAIA DI MIGLIAIA DI ARMENI nel corso del XIX secolo, ben prima del loro Genocidio? CHI CONOSCE LE MISURE E LE RAGIONI TEOLOGICHE DELLA DHIMMITUDINE CUI ERANO SOTTOPOSTI  ebrei e cristiani?

E' POSSIBILE UN DIALOGO TRA CRISTIANI;EBREI E MUSULMANI?

"L' URGENZA NON E' DIALOGARE ma il dovere di coesistere,garantendo vite dignitose,non nuocendosi vicendevolmente,favorendo un sentimento di amicizia civile"

QUALE " RIVOLUZIONE DELL'INTELLETTO" SERVIREBBE AGLI EUROPEI?

" Credo che il fariseismo cui si riferisce il Papa oggi sia rappresentato dal politically correct. Gli europei devono RIPRENDERE A PENSARE,CESTINANDO TERZOMONDISMO,PACIFISMO OLTRANZISTA,INDULGENZA COLPEVOLE E BUONISMO".

Fonte: Il Resto del Carlino