Riflessioni intorno
all’omosessualità e all’omofobia.
Papa Francesco con
continuità amorevole e perseveranza paterna chiede «il coraggio di andare controcorrente» e di riproporre con umiltà ma con l’autorevolezza
di chi ha fede in Cristo quelle verità che il mondo non vuole sentire. Il Santo
Padre, parlando anche di temi politici, denuncia la separazione della politica
dalla morale, rivendicando la libertà della Chiesa di annunciare la sua
dottrina morale e sociale. La Chiesa ha il diritto legittimo di operare in
carità nello “spazio pubblico” che non è quello “politico”.
In questa cornice
ogni cattolico ha il dovere di inquadrare ogni dibattito politico con forte
ricaduta sociale, ogni cattolico di retta ragione e coscienza formata non può
in alcun modo prescindere dai principi non negoziabili che nostra Madre Chiesa
valorizza alla luce di Dio nel suo magistero pontificio. E allora come disporci
dinanzi alle derive moderniste di molti Stati Laici? In particolare come
leggere l’azione parlamentare che in questi giorni vuole portare alla luce una
legge contro l’omofobia?Uomini di ragione hanno già scritto tutto per demolire
l’impianto ideologico di tale legge e sui rischi che produrrebbe sulla libertà
di espressione e di religione. Si assisterebbe senza nessuna sfumatura
all’introduzione del reato di opinione che, come bene ha imparato il nostro
paese nel secolo scorso, non è certamente la bandiera degli stati democratici.
Il nostro vescovo monsignor Luigi Negri senza mezzi termini ha parlato di
“tendenza totalitaria” che per gli effetti imprevedibili nella dimensione
sociale può rivelarsi un boomerang anche per quelle categorie che ora stanno
promuovendo questo “nuovo Stato Etico”.
E’ evidente che
nessuno, come ha ribadito anche Papa Francesco, può giudicare il cuore del
fratello che avverte un’attrazione verso persone del medesimo sesso. La Santa
Madre Chiesa, e con lei tutto il fronte cattolico fedele al magistero
pontificio, è disposta amorevolmente verso tutti gli omosessuali. Ma cosa
radicalmente diversa è la volontà di voler costruire ed erigere un diritto a
favore di un comportamento in netta antitesi al diritto naturale. In
quest’ottica si prescinde dalle valutazioni di fede che comunque per ogni
credente impreziosiscono l’atto di gratuito accoglimento dell’ordine naturale
che Dio Padre per Amore ha voluto. Quanto accade disegna una strategia di
attacco al creato e alla creatura fatta a Sua immagine e somiglianza: l’uomo.
Oggi
il termine "Laicità" è diventato lo scudo di una certa
"cultura" che vorrebbe mettere la religione e le sue tradizioni da
una parte e il vivere democratico e civile dall'altra. Ma è questa la laicità?
Si rivendica una libertà di coscienza del cittadino, che deve sentirsi a suo
agio in uno stato che non impone alcuna visione religiosa, non avalla alcuna
regola morale, prende le distanze da tradizioni e costumi religiosi, quasi che
la cultura di un popolo non ne fosse profondamente e immancabilmente intrisa.
Un padre della moderna sociologia, Emile Durkheim, scriveva: "Non esiste
una società conosciuta, senza religione. La religione ha dato tutto ciò che è
essenziale allo sviluppo della società". Un vero laico non è, quindi, un
oppositore della religione, né si sente minacciato dalla naturale ed
inevitabile religiosità del suo popolo. La vera laicità non è opposta alla
cultura religiosa. Uno stato laico deve tenere conto della sua tradizione
religiosa. Non potrebbe fare altrimenti. Della cultura religiosa è pieno il suo
tessuto sociale e storico. Chiariamo un malinteso. Stato laico non vuol dire
stato ateo e nemmeno stato antireligioso. Distingue semplicemente potere
politico da autorità religiosa. Ma è profondamente radicato nella cultura
religiosa che sostiene il suo tessuto sociale. Le sue tradizioni e la sua
storia insomma. Nessuno stato al mondo è laicista. Alcuni governi sì, ma nessun
popolo. Ancora il Santo Padre afferma con forza che dalla tradizione nazionale
deriva una responsabilità sociale, che «richiede un certo tipo di paradigma
culturale e, conseguentemente, di politica», che siano «ferme sui valori etici»
e attente alle esigenze drammatiche dei più poveri. Una vera classe politica si
fa guidare dalla «responsabilità e dall’interesse per il bene comune». Senza
mai dimenticare che in politica «chi agisce responsabilmente colloca la propria
azione davanti ai diritti degli altri e davanti al giudizio di Dio. Questo
senso etico appare oggi come una sfida storica senza precedenti».
Ma andiamo al
nocciolo della questione. L’accusa di omofobia è un giochino astuto: zittisci
subito l’interlocutore, facendolo passare per intollerante, e qualsivoglia
argomento passa in secondo piano. Una strategia dialettica assai efficace. Si
riprende in parte l’atteggiamento ipocrita del simbolo della crociata laica:
Voltaire. E’ celebre l’aforisma voltairiano, poi diventato il luogo comune del
pigro conformista ma in fondo in fondo intollerante: «Non sono d’accordo con quello che dici ma sono pronto a dare la vita perché tu possa dirlo». Certa storiografia selettiva dimentica però, pur di incensarlo
per gli ideali di tolleranza e civiltà, che tale frase non è stata concepita da
Voltaire ma dalla scrittrice inglese Hall in una biografia del
filosofo-letterato francese; con maggiore dolo non si evidenzia che neanche era
il pensiero di Voltaire: «Écrasez l’infâme!», ovvero
«Schiacciate l’infame» recitava l’illuminato, un “gentilismo” che
riservava a chi aveva convinzione opposte alle sue, con un riferimento diretto
al cristianesimo.
Alcune semplici
considerazioni per evidenziare il carattere esclusivamente ideologico della
pretestuosa legge anti discriminazione degli omosessuali.
E’ davvero
un’emergenza sociale quella delle discriminazioni contro gli omosessuali? I
dati dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori non
mettono in evidenza una situazione tale da giustificare un’allarmismo omofobo.
Inoltre non si capirebbe perché si dovrebbe privilegiare questa categoria
rispetto ad altre ugualmente discriminate. Non dimentichiamo, inoltre che si
minerebbe il principio costituzionale
di uguaglianza sancito dall’art. 3: se come prescrive la norma “Tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza
distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali”, la ragione per cui le persone omosessuali
debbano beneficiare di un diverso trattamento più “favorevole” è di mero
carattere ideologico. Probabilmente introducendo un’aggravante generale per
tutti i reati legati all’odio e alla discriminazione si avrebbe la certezza di
includere tutte le categorie oggetto di discriminazione. E’ evidente che la
partita si gioca sul sofisma della discriminazione.
Non occorre
sfoderare tutta la letteratura medico-scientifica per scardinare l’impianto
epistemologico dell’”ideologia del gender”. Il buon senso basta per comprendere
che l’identità sessuale non può essere svincolata dal sesso biologico,
rendendola una realtà soggettiva, di scelta. Eppure una rivoluzione
antropologica si sta attuando: un neoumanesimo completamente autonomo dalla
dimensione del trascendente. La negazione delle polarità sessuali purtroppo
genera crisi identitarie gravi: la realtà è confusa con l’immaginazione e
niente verrà più concepito come stabile. L’incertezza cronica è poi la madre di
comportamenti violenti. Purtroppo abbiamo costruito una società che cresce
figli smidollati, dei molluschi, che se inclini ad una personalità orgogliosa
diventano probabili omicidi, se inclini all’umile introversione probabili
depressi. Incapaci di ogni presa di responsabilità dinanzi alle scelte
importanti e decisive nella vita di ogni uomo. In questa dimensione del
provvisorio e del relativo tuonano le parole di Papa Francesco: «Siate rivoluzionari, fate scelte definitive».
Infine non si può
stigmatizzare l’iter legislativo con il quale si vuole giungere alla
promulgazione della legge, “cavallo di Troia” per poi, in seconda battuta,
rimuovere ogni impedimento al matrimonio omosessuale. Una dinamica perversa che
ha come fine ultimo quello di scardinare il matrimonio naturale tra un uomo ed
una donna. Senza alcuna remora si è attivata una procedura d’urgenza che vìola
i basamenti della nostra costituzione: attualmente il diritto italiano prevede
la diversità dei sessi dei coniugi come presupposto indispensabile per
l’istituto del matrimonio civile e solo tale forma di unione deve essere
tutelata ed avere rilevanza giuridica. Sono gli elementi essenziali del
cosiddetto “ordine pubblico” dello stato che implica l’illegittimità dei
matrimoni contratti da soggetti non distinti sessualmente. Non dimentichiamo che
l’articolo 29 della nostra Costituzione tutela la famiglia come società
naturale fondata sul matrimonio e per società naturale si intende senza alcun
dubbio quella derivante dal matrimonio tra un uomo e una donna. La famiglia
contemplata dalla norma ha dei diritti originari e preesistenti allo stato che
il legislatore può solo riconoscere. Il precetto costituzionale non è
superabile per via ermeneutica con una semplice lettura culturale o ideologica
del sistema. I nostri padri costituenti, in linea con il patrimonio giuridico
bimillenario ereditato dallo jus civile, hanno voluto dare solo al matrimonio
naturale la valenza di istituto giuridico perché la famiglia da esso derivante
è la cellula fondamentale che garantisce mediante un patto davanti a tutta la
società due cose: la stabilità e la procreazione, perché da sempre la
procreazione è un fatto sociale. L’unione di un uomo e una donna è un bene per
la società. E tale opportunità sociale del matrimonio è riconosciuta anche da
grande parte degli omosessuali che però vengono resi invisibili all’opinione
pubblica perché non conformati al pensiero dominante omosessualista. Senza
considerare che per quella fetta minoritaria che promuove i matrimoni
omosessuali, laddove tale istituto è concesso, una percentuale ancora minore
decide effettivamente di sposarsi.
In questa prospettiva giuridica,
per replicare a chi sostiene che l’”amore” basta a giustificare il
riconoscimento dell’istituto giuridico, si comprende come tale sentimento, per
quanto nobile, non ha nulla a che fare con il codice civile; questa ermeneutica
estensiva non solo è superficialmente pretestuosa ma anche pericolosa perché
può essere utilizzata contro tutte le norme che regolano il matrimonio e per
tutte le categorie di “innamorati”:se un uomo ama due o più donne si sosterrà
che il divieto di poligamia è discriminatorio, se un fratello ama la sorella
medesima cosa si può affermare per chi osteggia l’incesto. Ribadiamo il
concetto: la nostra Costituzione all’art. 29 sancisce che la Repubblica
«riconosce», e non “definisce”, i diritti della famiglia come società naturale
fondata sul matrimonio. Opinare il contrario significherebbe consentire ad
un’assemblea legislativa la possibilità di stabilire attraverso disposizioni
normative la natura stessa dell’istituto matrimoniale. Con il “molto opinabile”
criterio dell’orientamento sessuale e dell’affetto nulla vieterebbe di ritenere
legittimo non solo il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma anche
quello tra una donna e due uomini, tra due uomini e due donne, tra due uomini e
quattro donne, o perché escludere il matrimonio tra una donna e il proprio cane,
visto che la zoofilia rappresenta, in effetti, un riconosciuto orientamento
sessuale. Si comprende che si aprirebbero scenari inquietanti, qualora dovesse
cadere anche il tabù della pedofilia (il 2 aprile 2013 in Olanda la Corte
d’appello di Arnhem-Loivarnten ha stabilito che non può essere sciolto il
gruppo Stitching Martijn che propone la liberalizzazione dei contatti sessuali
tra adulti e minori) e dell’incesto (al Senato della Repubblica italiana il 14
ottobre 2008 è stato depositato il disegno di legge S. 1155 avente per oggetto
l’abrogazione del reato di incesto e dei reati contro la morale familiare, a
firma dei senatori radicali Donatella Poretti e Massimo Perduca). A proposito
di orientamenti sessuali, occorre aggiungere in questa panoramica anche
l’oggettofilia: è noto il caso di Eija-Riitta Berliner-Mauer la donna svedese
di Liden, fisicamente e sessualmente attratta dagli oggetti, che si innamorò
del Muro di Berlino, pretendendo di sposarlo. All’epoca non fu presa molto sul
serio, ma se passasse il principio, oggi recepito anche dalla Corte Suprema
americana, che il matrimonio può essere definito per legge, il futuro potrebbe
davvero riservare delle sorprese inimmaginabili.
La nuova
evangelizzazione promossa dal vicario di Cristo passa anche su questi temi: «Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?»
(Luca - 18, 8).
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