Papa
Francesco e il linguaggio del Credente
Come
si legge su l’homepage del periodico il
Timone, la nostra carta di identità si risolve tutta in una parola, in una
pregnante, decisiva qualifica: cattolici. Cattolici senza aggettivi, cattolici
e basta; uomini e donne ai quali è stata donata la Fede, innamorati di Dio e
membra vive della Chiesa, figli della Vergine Madre, fedeli al Santo Padre e ai
suoi insegnamenti per poi cercare di essere testimoni del Vangelo sino agli
orizzonti estremi del mondo.
Ma
come essere missionari nella Chiesa? Come parlare al mondo? E’
una domanda che dovrebbe essere frequente nella vita di ogni cristiano e che dovrebbe
rinnovarsi continuamente. Ma come fare? Papa Francesco, basandosi sul
fondamento della Parola, propone la via maestra per vivere la nuova
Evangelizzazione: la via della magnanimità nell’umiltà. I contorni di questo
modo d’essere «missionari nella Chiesa» sono stati tratteggiati costantemente da
Papa Francesco durante le ormai consuete celebrazioni della messa nella
cappella della Domus Sanctae Marthae e durante i discorsi alla GMG di Rio.
Pertanto di seguito e sottoforma di Flashback
e Take Home riportiamo la parti più
salienti delle meditazioni del Santo Padre per gustarne la bellezza e delineare
un cammino ideale di perfezionamento dei nostri cuori.
·
Come
vorrei una Chiesa umile e coraggiosa in ascolto dello Spirito Santo. Una
Chiesa che esce da se stessa per andare nelle periferie del mondo. Una Chiesa
che è madre, non baby sitter, che costruisce ponti e non muri.
Una Chiesa dalle porte aperte, che è comunità di amore non una Ong.
·
Il
cristiano non deve essere come i soldati che quando vincono la battaglia fanno
piazza pulita, di tutto». Il cristiano predica, annuncia il Vangelo con la
sua testimonianza più che con le parole.
·
Riscoprire la “grammatica della semplicità”.
·
Un’altra lezione che la
Chiesa deve ricordare sempre è che non può allontanarsi dalla semplicità,
altrimenti disimpara il linguaggio del Mistero e resta fuori dalla porta del
Mistero, e, ovviamente, non riesce ad entrare in coloro che pretendono dalla
Chiesa quello che non possono darsi da sé, cioè Dio”.
·
Spogliarsi degli orpelli esteriori, dei sofismi espressivi, perché
il vestito di Dio, la lingua di Dio, è la semplicità.
·
Ma
come posso fare questo? «Noi, con il nostro sforzo, non possiamo farlo. Soltanto
una grazia può farlo in noi. Il nostro sforzo aiuterà; è necessario ma non
sufficiente».
·
La
mitezza, l’umiltà, la bontà, la tenerezza, la mansuetudine, la magnanimità sono
tutte virtù che servono per seguire la strada indicata da Cristo. Riceverle è
«una grazia. Una grazia che viene dalla contemplazione di Gesù». Dunque per
essere buoni cristiani è necessario contemplare sempre l’umanità di Gesù e
l’umanità sofferente. Per rendere testimonianza? Contempla Gesù. Per
perdonare? Contempla Gesù sofferente. Per non odiare il prossimo? Contempla
Gesù sofferente. Per non chiacchierare contro il prossimo? Contempla Gesù
sofferente. Non c’è altra strada»
·
Siamo tentati di voler costruire una Chiesa a nostra misura. La
strada di Gesù non è quella delle ideologie e dei moralismi che falsificano
il Vangelo
·
Tutte
le volte che «giudichiamo i nostri fratelli» e «quando ne parliamo di questo
con gli altri siamo cristiani omicidi». Se parli male del fratello, uccidi il
fratello. E noi, ogni volta che lo facciamo, imitiamo quel gesto di Caino, il
primo omicida della storia». Le chiacchiere vanno sempre sulla «dimensione
della criminalità, non ci sono chiacchiere innocenti». La lingua serve per
lodare Dio e invece, «quando la usiamo per parlare male del fratello o della
sorella, la usiamo per uccidere Dio», «l’immagine di Dio nel fratello».
·
Per
questa ragione, si deve chiedere per noi e per tutta la Chiesa la grazia
«della conversione dalla criminalità delle chiacchiere all’amore, all’umiltà,
alla mitezza, alla mansuetudine, alla magnanimità dell’amore verso il prossimo».
·
L’insulto è un modo per sminuire l’altro. Infatti «non c’è bisogno di
andare dallo psicologo per sapere che quando uno sminuisce l’altro è perché non
può crescere, ha bisogno che l’altro vada più in basso per sentirsi qualcuno.
·
Non parlate male degli altri, non sminuitevi, non squalificatevi. In fondo
tutti stiamo procedendo per lo stesso cammino».
·
Chiedere al Signore la grazia per tutti di «stare attenti un po’ di più
alla lingua riguardo a quello che diciamo degli altri».
·
Chiedete al Signore la grazia di «conformare la nostra vita a questa nuova
legge, che è la legge della mansuetudine, legge dell’amore, legge della pace»,
cominciando a «potare un pochino la nostra lingua, a potare un pochino i
commenti che facciamo sugli altri o le esplosioni che ci portano all’insulto,
alla collera facile».
La semplicità di queste parole semplici
riscalda i nostri cuori e rinvigorisce il nostro Spirito. E vogliamo concludere
questa raccolta di meditazioni con una frase del Papa Emerito Benedetto XVI
pronunciata recentemente nella Messa celebrata nella cappella del
Governatorato in Vaticano per i suoi Ex allievi che
esprime l’intensa comunione con Papa Francesco e ci fa gustare quanto siano
misteriose le vie dello Spirito e della Provvidenza: Noi ci troviamo sulla
via di Cristo, sulla giusta via se in Sua vece e come Lui proviamo a diventare
persone che “scendono” per entrare nella vera grandezza, nella grandezza di Dio
che è la grandezza dell’amore
Gli Amici del Timone di Ferrara
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