sabato 20 dicembre 2008

Una battaglia nella notte – Plinio Corrêa de Oliveira e la crisi della Chiesa nel XX Secolo

Video della conferenza del professor Massimo Introvigne, organizzata da Alleanza Cattolica in Ferrara
Sala Della Camera di Commercio di Ferrara, 20 dicembre 2008

domenica 14 dicembre 2008

Prima Santa Messa secondo il rito di San Pio V

15 dicembre 2008

E' con grande emozione dei circa 170 fedeli che si è conclusa ieri [14 dicembre 2008], nella chiesa dei Teatini a Ferrara, la prima messa in rito antico a Ferrara. L'attuazione del Summorum Pontificium prende corpo quindi nella nostra città nel migliore dei modi, con il nostro Pastore che ha celebrato davanti ad una assemblea raccolta in intensa atmosfera spirituale, con i numerosi sacerdoti diocesani presenti, accolti nella maestosa chiesa dei Padri Teatini, tra le poche congregazioni rimaste a Ferrara. L'evento, anticipato dal decreto arcivescovile pubblicato dal settimanale diocesano, è stato comunque pubblicizzato in maniera alquanto ridotta, il che aumenta la soddisfazione dei promotori.

La messa si ripeterà ogni domenica e Festivi alle 17.00 sempre nella stessa chiesa.

E' con queste parole che il coordinatore dei laici promotori, Massimo Martinucci, ha commentato la giornata di ieri:
Cari amici,
credo di non esagerare affermando che oggi è stata una giornata importante per la Chiesa di Ferrara. La celebrazione dell'Arcivescovo, le sue parole sia nell'omelia che alla conclusione, la presenza di numerosi sacerdoti e dei numerosissimi fedeli che hanno oggi riempito la chiesa dei Teatini ci dicono che la "ripartenza", dopo quarant'anni, della celebrazione della Santa Messa nella forma antica del rito romano non avrebbe potuto essere migliore.

Mi sembra che oggi si sia davvero messa in pratica la raccomandazione del Santo Padre quando invita a non vedere alcuna frattura tra l'antico e il nuovo, a non seguire quella "ermeneutica della discontinuità e della rottura" che ha prodotto tanta confusione nel post-concilio: interpretazione sbagliata che ha accomunato sia ultra-tradizionalisti (che deprecavano questa pretesa "rottura") che progressisti (che invece la approvavano).

Sono convinto, confortato dalle parole del Papa, che il susseguirsi delle celebrazioni nel rito gregoriano, soprattutto per l'alternanza di diversi sacerdoti, non potrà che tradursi anche in un arricchimento delle celebrazioni della "forma ordinaria": «Nella celebrazione della Messa secondo il Messale di Paolo VI potrà manifestarsi, in maniera più forte di quanto non lo è spesso finora, quella sacralità che attrae molti all'antico uso» (Lettera di presentazione del motu proprio "Summorum Pontificum").

Il prossimo appuntamento è fissato per domenica 21 dicembre alle ore 17 per la celebrazione, nella "cappella invernale" della chiesa dei Padri Teatini, della S. Messa in rito gregoriano da parte del Vicario Generale mons. Antonio Grandini, assistito da don Franco Guglielmini.

Un cordiale saluto
AMDG
Massimo Martinucci


Il decreto del Vescovo

Di seguito la sequenza del Credo, 14 dicembre, chiesa di Santa Maria della Pietà(Teatini)




Canto finale - Salve Regina - tutta l'assemblea in coro




Il discorso finale del Vescovo

lunedì 1 dicembre 2008

Decreto del Vescovo Rabitti sulla applicazione del “Summorum Pontificum”

ARCIDIOCESI DI FERRARA-COMACCHIO
ED ABBAZIA DI POMPOSA

 

IN CONTINUITÀ CON LE NOSTRE RADICI
IN COMUNIONE CON TUTTA LA CHIESA

Notificazione circa l’introduzione della “Messa in Latino”

(S. Messa secondo il rito di S. Pio V)
nella Città di Ferrara



Il Santo Padre Benedetto XVI, guidato dalla propria missione di “essere visibile principio e fondamento dell’unità” (LG, 23) nella e della Chiesa, ha manifestato alcune sue preoccupazioni riguardo alla vita liturgica e perciò all’integrità della fede cattolica nella Chiesa cattolica.

‒ Ad esempio: la sua angustia che emerge da serpeggianti infedeltà alle prescrizioni del Messale Romano, promulgato, nel 1970, da Paolo VI, che si era proposto di “promuovere e adattare alle necessità della nostra età il culto divino, rendendolo splendido per dignità e armonia”. E tali infedeltà – ha scritto il Santo Padre Benedetto XVI – rischiano di portare in “molti luoghi … deformazioni arbitrarie della liturgia, al limite del sopportabile”.

‒ Altra preoccupazione esprime Papa Benedetto XVI, quando afferma che bisogna tentare “ogni sforzo per conservare o conquistare la riconciliazione e l’unità nella Chiesa, affinché, a coloro che hanno desiderio dell’unità, sia reso possibile di restare in questa unità o di ritrovarla nuovamente”.

* * *

Pertanto il Santo Padre ha esplicitato e normato, in data 7 luglio 2007, ciò che già Giovanni Paolo II, nel 1984, e poi nel 1988, aveva raccomandato ai Vescovi, relativamente a quei fedeli che avessero richiesto la facoltà di usare, oltre che il Messale Romano, promulgato da Paolo VI, anche il Messale Romano promulgato da S. Pio V e nuovamente edito, nel 1962, dal Beato Giovanni XXIII.

È evidente che, avvalendosi di tale facoltà, deve essere escluso da chiunque ogni “disordine” o “spaccatura” nelle comunità cattoliche; né l’uso del Messale di S. Pio V deve ritenersi come “un contrassegno esterno” di repulsa del carattere vincolante del Concilio Vaticano II; oppure la “messa in dubbio” dell’autenticità della riforma liturgica promanata dal Concilio Vaticano II. Il Papa desidera, invece, agevolare Coloro che – per formazione-cultura-sensibilità alla lingua latina – hanno imbevuto il loro spirito a tale “forma” della liturgia, che viene ora definita “straordinaria”, complementare a quella “forma ordinaria” promanata dal Vaticano II.

* * *

Sembra, ad esame accurato, che nell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio, e cioè in chi è e vuole essere “cattolico”, non sussistano “deformazioni, creatività, arbitrarietà” liturgiche così da produrre anarchie o deviazioni nelle celebrazioni e perciò sconcerto nei fedeli. Viene compiuta invece qualche celebrazione orientata da quello che Benedetto XVI chiama “movimento guidato dall’Arcivescovo Lefebvre”, ma si tratta di iniziativa del tutto autonoma, indipendente dall’Autorità Diocesana e perciò estranea alla Realtà Diocesana.

Si constata, tuttavia qua e là, un certo impoverimento liturgico causato, forse, dalle molte celebrazioni cui devono provvedere quei Sacerdoti che hanno la cura pastorale di più Parrocchie; oppure da un pullulare di canti, di preghiere dei fedeli, di gesti liturgici che diversificano eccessivamente le celebrazioni. Oppure si denota una marcata carenza di Animatori, Ministranti, Lettori. Talvolta, purtroppo, si costata una certa sciatteria delle suppellettili o del rito stesso; cose tutte che attenuano quella “grande reverenza, quella ricchezza spirituale e quella profondità teologica” che, come Benedetto XVI afferma, dovevano scaturire dalla Riforma Liturgica del Concilio Vaticano II e che sono ora sollecitate proprio dalle predette preoccupazioni manifestate dal Papa.

* * *

Nell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio è avvenuto che, in seguito alla promulgazione del Motu Proprio “Summorum Pontificum”, un centinaio di fedeli ha chiesto di potersi avvalere delle facoltà contenute nel Motu Proprio. Mi è gradito riportare la premessa con la quale tali Fedeli hanno fatto pervenire all’Arcivescovo la loro richiesta, perché mi pare che ne esprima adeguatamente gli intendimenti, lo spirito e la garanzia di unità:

«Eccellenza Reverendissima, sono un fedele della Sua Diocesi, e, assieme agli altri firmatari, mi permetto di avanzarLe la richiesta di dare la possibilità a tutti coloro che lo desiderano di assolvere il precetto festivo con la forma antica del rito romano, così come previsto dal Motu Proprio di Benedetto XVI. Questo sarà possibile se Lei vorrà indicare una Chiesa cittadina (alla quale poter giungere con facilità da tutta la nostra Diocesi) nella quale venga celebrata la S. Messa anche secondo l’antico rito. Ritengo che l’antica forma liturgica sia per me una forma particolarmente appropriata di incontro con il Mistero della santissima Eucarestia. Non le scrivo animato da “nostalgie”; non faccio parte di alcun gruppo cripto-scismatico o disobbediente; accetto senza restrizioni mentali tutto il Magistero della Chiesa ordinario e straordinario. PregandoLa di venire incontro a questa richiesta Le porgo il mio filiale ossequio».

Mi sia consentito di esprimere, anche in faccia all’intera Comunità Diocesana, le raccomandazioni che ho rivolto a questi fratelli-sorelle, e a quanti fruissero episodicamente di questa liturgia nella “forma straordinaria” costituita dal Messale Romano di S. Pio V:

1) La partecipazione a tale Liturgia non vi sottragga stabilmente alla vita liturgica e pastorale globale della Diocesi e della vostra Parrocchia. Ne verrebbe un danno a Voi e alle Comunità ecclesiali cui appartenente, se diventaste un gruppo appartato. Sarebbe un tradire la mente del Papa, il quale si aspetta da Voi di più, non meno, comunione.

2) Come nota il Santo Padre Benedetto XVI, non incappate in “quelle esagerazioni” e in quegli “aspetti sociali” indebitamente vincolati all’attitudine di fedeli legati all’antica tradizione liturgica latina.

3) Accogliete i Sacerdoti che celebreranno per Voi, come Presbiteri di questa nostra Chiesa, non come parcellizzati Pastori, inclini a separare coloro che il Papa desidera invece collegare.

4) Siate molto oggettivi nell’esaminare l’esperienza liturgica e spirituale che vivete, così da valutarne l’efficacia, la buona testimonianza, i relativi frutti o meno. Il Santo Padre si aspetta un incremento di attiva e consapevole partecipazione alla liturgia, non solo un ritorno al passato.

5) Abbiate rapporti di grande comunione con il vostro Vescovo “moderatore della liturgia nella propria Diocesi” (come ribadisce il Papa) ben consci che questo vostro Vescovo desidera pensare, parlare, agire, testimoniare la più genuina comunione con “Pietro”, oggi impersonato da Benedetto XVI. Come è noto, il Vescovo è poi invitato ad informare la Santa Sede circa l’esperienza delle celebrazioni in tale “forma straordinaria”.

* * *

Ciò premesso, ecco gli orientamenti operativi:

1) È stabilito che – a decorrere dal 14 Dicembre 2008 – nella Chiesa di S. MARIA DELLA PIETÀ E S. GAETANO, via Cairoli, 23, in Ferrara, verrà celebrata, ogni domenica e festa di precetto, alle ore 17,00 (orario invernale) e alle ore 18,00 (orario estivo) la S. Messa vespertina secondo il rito di S. Pio V.

2) A presiedere tale liturgia della Messa, nella predetta “forma straordinaria” saranno alcuni Sacerdoti a turno; mentre l’accoglienza viene affidata al Rettore della medesima Chiesa di S. Maria della Pietà, il Rev.mo P. Riccardo Linares. La responsabilità abituale di coordinare tali liturgie viene affidata a Don Franco Gugliemini, con la collaborazione del Dott. Massimo Martinucci e dei Laici che hanno dichiarato di considerarla e di volerla sostenere.

3) Qualora – come è stato affermato – sopravvenissero ulteriori precisazioni e direttive dalla Santa Sede, sarà cura dell’Arcivescovo o di Don Franco Guglielmini di recepirle e applicarle prontamente.

* * *

Chiedo all’intera Comunità Diocesana di saper capire e aderire alle responsabili e nobilissime istanze che il S. Padre ha inteso perseguire con la normativa stabilita nel Motu Proprio “Summorum Pontificum”; e, perciò, di saper accompagnare con rispetto quanto stabilito con questa Notificazione, profittando tutti dell’occasione per collaborare a far risplendere di dignità, di venerazione e di comprensione ogni nostra liturgia, “fonte e culmine della vita della Chiesa”.

Ferrara, 1 Dicembre 2008.
+ Paolo Rabitti

giovedì 19 giugno 2008

Strane “coincidenze”?

In Croazia negli ultimi anni sono contemporaneamente diminuiti aborti (di quasi dieci volte) e suicidi (leggi ad esempio qui). Un caso? Leggi che cosa succede a Bridgend, Galles. Un caso? Oppure è un'ulteriore conferma che "Morte chiama morte, vita chiama vita" ? Io a dire il vero ho un po' rabbrividito a leggere questi due articoli, che ripropongo qui di seguito, "apparentemente" non collegati tra loro...
Essi confidano nella loro forza, si vantano della loro grande ricchezza (...)
Il sepolcro sarà loro casa per sempre, loro dimora per tutte le generazioni, eppure hanno dato il loro nome alla terra.
Ma l'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono.
Questa è la sorte di chi confida in se stesso, l'avvenire di chi si compiace nelle sue parole.
Come pecore sono avviati agli inferi, sarà loro pastore la morte; scenderanno a precipizio nel sepolcro, svanirà ogni loro parvenza: gli inferi saranno la loro dimora (...)
Nella sua vita si diceva fortunato: «Ti loderanno, perché ti sei procurato del bene».
Andrà con la generazione dei suoi padri che non vedranno mai più la luce.
L'uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono.
(Salmo 48,7.12-15.19-21)

Galles, pillola del giorno dopo per le dodicenni 
Le autorità sanitarie danno il via alla distribuzione gratuita in dieci farmacie Galles, pillola del giorno dopo per le dodicenni

LONDRA - La pillola del giorno dopo distribuita gratis a bambine al di sotto dei 12 anni. Succede a Bridgend, cittadina del sud del Galles che detiene il primato europeo di gravidanze e aborti di minorenni. Qui dieci farmacie hanno iniziato a distribuire gratuitamente e senza il consenso dei genitori la pillola del giorno dopo a ragazzine minori di 12 anni. «Il provvedimento - ha spiegato al quotidiano The Independent Hugh Thomas, responsabile della sanità di Bridgend e promotore del progetto - è stato preso al fine di abbassare il numero di gravidanze e aborti tra i teenager». Non è stato fissato alcun limite di età, come impone invece la legislazione nazionale che prevede un minimo di 16 anni. Né alcuna autorizzazione particolare: il farmacista è tenuto solo a verificare che la ragazzina sappia a cosa serve il prodotto che sta richiedendo. Con l' abbassamento progressivo dell' età della pubertà - dicono i medici - è possibile che anche bambine di nove o dieci anni possano essere coinvolte. La dottoressa Rosemary Fox dice: «Non c' è nessuna prova che queste pillole siano dannose per le ragazzine, né che la loro disponibilità possa aumentare il "sesso facile" tra i teenager». La Gran Bretagna ha il più alto tasso di gravidanze di minori d' Europa: il doppio di quello tedesco, sei volte quello olandese. In Galles, il 44% delle ragazze incinte sotto i 16 anni ricorre all' aborto. Dall' Italia, il ginecologo Alessandro Di Gregorio, torinese, tra i pionieri dell' inseminazione artificiale, si dice d' accordo con la scelta dei medici di Bridgend. «È una decisione giusta - afferma Di Gregorio -. Se si vogliono risolvere certi problemi, bisogna affrontarli con provvedimenti che, a prima vista, sembrano contrari al senso comune. Se si tratta di una ragazzina che è già sviluppata, la pillola del giorno dopo non crea alcun problema al suo fisico, perché oggi la concentrazione di ormoni presenti in tali farmaci è molto più bassa che in passato». «Al contrario - continua Di Gregorio - un aborto in età così giovane potrebbe pregiudicare la fertilità futura della ragazza».

(dal Corriere della Sera del 16 febbraio 2001)

Bridgend, il paese del mistero* dove i giovani muoiono suicidi
La polizia nega un collegamento tra i vari episodi. "E' un meccanismo"
di MARCO GRASSO

BRIDGEND (Galles) - Questo paese di 40mila abitanti non si distingue da tanti altri posti nel Galles. Poco sole, tanta pioggia, il tempo che sembra non passare mai. Il suo nome era sconosciuto ai più fino a quel terribile giorno del gennaio 2007. Da allora, da quando il primo ragazzo si è tolto la vita, il nome di Bridgend evoca un male oscuro. Qualcuno l'ha soprannominata "Death Town", la città dei morti.
In diciotto mesi, ventidue ragazzi tra i 15 e i 27 anni si sono tolti la vita. Uno dietro l'altro. Tutti impiccati. Legati da un filo oscuro che, oggi si dice, forse hanno voluto vedere solo i media. Molti di loro si conoscevano. Erano in contatto attraverso i social network, come Bebo o Facebook. Per questo in un primo momento, sono stati in molti, polizia compresa, a credere che ci fosse sotto qualcosa.
"Si sono dati appuntamento", si diceva, "hanno stipulato un patto segreto via internet", forse in cerca di una macabra celebrità. Ma quando i riscontri non sono arrivati, si è cominciato a puntare il dito sui giornali, che avrebbero montato il caso e creato un fenomeno di emulazione. Una popolarità testimoniata anche da una definizione ad hoc su Wikipedia, "i suicidi di Bridgend". Oggi, le forze dell'ordine e le famiglie chiedono di smetterla con questa storia: non c'è nulla dietro, "lasciate al nostro dolore noi e la nostra comunità".
Sono così tanti che anche i quotidiani hanno perso il conto. Ventuno secondo alcuni, ventitré secondo altri. Le cifre sono falsate appunto dalla ricostruzione - dalla costruzione - del fenomeno. Molti non hanno tenuto conto, per esempio, dell'unico ragazzo che non era amico né parente di nessuno degli altri, Anthony Martin, 19 anni, impiccatosi nella sua camera da letto nell'aprile del 2007.
Al numero massimo si arriva se si considera tutta la contea, 130mila abitanti in tutto per un raggio di 15 miglia. O se si esce di un minimo dall'età, come nel caso di Carwyn Jones, barista di 28 anni, nella vicina città di Bettws. Lo hanno trovato lunedì scorso, appeso a un albero. Alla vigilia del funerale del suo amico Neil Owen, 26, che aveva fatto la stessa fine pochi giorni prima. Entrambi erano cresciuti nella stessa via, insieme a Sean Rees, 19, morto appena otto settimane prima.
Una commissione ha cercato di appurare se i media abbiano compiuto degli abusi, ma la conclusione è stata negativa, forse autoassolutoria. Ci si chiedeva se, inseguendo una notizia che forse non c'era, non fosse stato creato un fenomeno conosciuto fin dall'Ottocento come "Effetto Werther", in riferimento al romanzo di Goethe, cui seguì un grande numero di suicidi tra i giovani europei.
Nel 1844, Amariah Brigham, fondatore della rivista "American Journal of Insanity", scriveva: "Che i suicidi siano pericolosamente frequenti nel nostro paese è evidente. Come misura di prevenzione, suggeriamo alle testate di non pubblicare i dettagli di tali avvenimenti. Non c'è nulla di scientificamente meglio dimostrato del fatto che il suicidio è spesso portato a compimento per effetto dell'imitazione. Un semplice paragrafo di cronaca giornalistica può suggerire il gesto a una ventina di persone".
Ai giornalisti che passano da quelle parti, tutti sembrano fare la stessa domanda: cosa cercate ancora qui? Tutti si conoscono nei piccoli paesi. La maggior parte dei giovani partecipa ai social network. Il tasso di suicidi giovanili del Galles è molto più alto della media del Regno Unito. E a Bridgend, una piccola comunità che come tante altre ha affrontato la chiusura delle miniere negli anni Ottanta come un dramma collettivo, questo numero è più alto ancora della media del Galles: 43 su 100mila ogni anno (a fronte del 19,3, dato gallese del 2006).
La risposta che si trova è forse ancora più spaventosa. La sussurra una diciassettenne, abbassando gli occhi, ma senza sembrare troppo turbata dalle sue parole: "Secondo me si sono ammazzati perché qui non c'è niente da fare".
(da Repubblica del 19 giugno 2008)

* ma è proprio un mistero?

venerdì 30 maggio 2008

Conferenza di Antonio Gaspari: «Falsi miti e bugie sul clima»

Falsi miti e bugie sul clima. Per una visione non ideologica dell'ambientalismo
Conferenza di Antonio Gaspari presso la Camera di Commercio, 30 maggio 2008

Ascolta la conferenza



Recensione su ZENIT.org: Per una visione non ideologica dell’ambientalismo

Articolo pubblicato su La Voce di Ferrara-Comacchio del 6-7 Giugno 2008

Il contributo umano al surriscaldamento del globo non è significativo se considerato in confronto alle altre cause naturali. Le misure tanto pubblicizzate, quali la Carbon Tax e il Protocollo di Kyoto costituiscono, la prima un indebito arricchimento per gli Stati che, a conti fatti, risultano avere destinato l’imposta a tutt’altre finalità, il secondo non è altro che un mercato finanziario di crediti ecologici senza alcun miglioramento reale per l’ambiente. In poche parole, gli Stati che maggiormente inquinano sono a “debito”, ma possono acquistare “crediti ecologici” dai paesi meno inquinanti. Di fatto non si diminuisce in alcun modo l’emissione di gas serra perché i paesi meno inquinanti che commercializzano “crediti ecologici”, lo sono per ragioni strutturali (sottosviluppo).Per di più, tale falso allarme ambientalista viene utilizzato da organizzazioni internazionali per propagandare programmi di riduzione forzata delle nascite. L’uomo viene accusato essere il primo nemico dell’ambiente: diventa più importante salvare un cucciolo di foca che la vita di un bambino. Questa in sintesi la tesi che il giornalista e professore Antonio Gaspari ha esposto in un incontro molto partecipato alla Sala conferenze della Camera di Commercio di Ferrara la serata di Venerdì 30 Maggio. Invitato a parlare del tema “Falsi miti e bugie sul clima. Per una visione non ideologica dell’ambientalismo” dal neonato club ferrarese “Amici del Timone”, dal nome dell’omonima rivista nazionale di apologetica cattolica, il prof. Gaspari è stato introdotto da Don Marco Bezzi e dal dott. Marco Voli, astronomo e informatico del Cineca di Bologna.
Il sacerdote ferrarese ha parlato del ruolo di una rivista apologetica nel mettere sul tappeto i problemi e di mostrare da dove noi cristiani affrontiamo le varie questioni oggetto di discussione: ogni problema il vero cristiano lo affronta partendo dall’uomo concreto, cercando poi di dare risposta ai vari dubbi e alle varie tesi. Riprendano quindi i cristiani l’apologetica, poiché la tolleranza avviene nella misura in cui ci si confronta apertamente.
Il dott. Voli, ha poi puntato il dito contro la cattiva divulgazione scientifica al giorno d’oggi. Come guida ai siti astronomici sulle colline bolognesi ha potuto notare che anche la maggioranza ha come fonti di informazione riviste che sembra abbiano lo scopo di tener desto l’interesse anziché dare vere risposte.
Antonio Mezzaro 





giovedì 1 maggio 2008

Commento alla modifica della legge 40

Ancora una volta l’indignazione non basta a commentare l’ultimo gesto di un ministro smesso, sconfitto e disautorato: Livia Turco stravolge la legge 40, ammettendo la diagnosi preimpianto. Con il solito metodo odioso di smentire con i fatti le parole di esordio delle linee guida: "la piena e corretta applicazione della legge 40" è ciò che afferma la seconda riga del documento! In barba alla volontà popolare, agli autorevoli pronunciamenti della scienza genetica, alla indiscussa professionalità del mondo medico.
Ci troviamo di fronte ad un gravissimo atto di abuso di potere, ad una legalizzazione del criterio eugenetico: a nulla vale una sterile quanto formale dichiarazione verbale a contrario. Che cosa è l’eugenetica se non dire che qualcuno può essere eliminato se non corrisponde a criteri qualitativi stabiliti?
Ieri erano eliminabili i negri, gli ebrei, i matti; oggi lo sono alcuni embrioni, se sembrano ammalati.
E fosse un’eugenetica consapevole e dichiarata, basata almeno su dati inoppugnabili: se pure è sempre grave e intollerabile dichiarare sopprimibile un essere umano (e la moratoria sulla pena di morte la dice lunga sulla definitiva ammissione planetaria del principio di rispetto per tutti), qui arriviamo all’assurdo di dichiarare da buttare un embrione di cui si sospetta vagamente che potrebbe avere qualche imperfezione, forse, chissà, meglio stare sul sicuro. Chiunque (non solo un ministro della Salute che dovrebbe per dovere istituzionale saperne a sufficienza), chiunque si interessi seriamente al problema sa che le diagnosi preimpianto sono molto ma molto probabilistiche e non certe. Non lo possono essere per ammissione dei genetisti, non dei fruttivendoli: i quali, dal canto loro, sanno invece con certezza se l’insalata che ci vendono è guasta o bella fresca!
Oggi è stata stampata una pagina vergognosa della Gazzetta Ufficiale, che non vale la carta su cui è scritta.
Bisognerà far sentire presto e forte al nuovo Parlamento che la gente non vuole tornare alle leggi razziali travestite da opinioni scientifiche, che la scienza seria è consapevole dei propri limiti e non ha deliri di onnipotenza: al contrario di chi, cacciato dal voto elettorale di pochi giorni fa e dal voto referendario di tre anni fa, compie un disperato colpo di coda per mantenere efficace la propria ideologica voglia di manipolazione dell’umano.
Bisognerà – credo possa essere la richiesta più incisiva – che da subito vengano rese pubbliche sia le corrispondenze tra diagnosi e riscontro autoptico per gli aborti cosiddetti terapeutici, sia le cifre di "scarto" degli embrioni prodotti e non impiantati. Non ho dubbi che questi confronti mostreranno l’assurdo divario tra ciò che si sospetta e ciò che la realtà mostra inequivocabilmente.
Che cosa faremo come Scienza e Vita? Ci coordineremo fra di noi e con le tante associazioni che condividono la passione per la vita e l’onestà intellettuale. Con l’obiettivo di sempre: fare chiarezza e impedire il travisamento della realtà.
Potremmo bombardare la signora Livia Turco di messaggi di disappunto, ma temo che chi ha mostrato un tale disprezzo per le opinioni della gente e per le autorevoli voci degli esperti in materia non ne sarà colpita più di tanto. Bisognerà proseguire quella già intensa opera culturale di formazione di una mentalità di accoglienza e di difesa della vita, nella certezza che la verità ha già in sé una potente carica di ragionevolezza. Bisognerà chiedere da subito che vengano attuati tutti i dispositivi per ritornare ad un fedele rispetto dello spirito con cui fu stilata la legge 40: i correttivi a quella legge sono auspicabili solo nella misura in cui sapranno davvero essere rispettosi della grande dignità della procreazione umana. Se e fino a quando non sarà possibile, resti almeno la diga contro il dilagare della barbarie del "figlio-come-tu-lo-vuoi".
Si discuta con franchezza se è lecito selezionare gli esseri umani: questa è materia di etica e di filosofia. Ma non si affermi che la diagnosi pre impianto è in grado di farlo in modo sicuro e indolore: la scienza medica non si raggira con tanta leggerezza.
Dott. Chiara Mantovani
Scienza e Vita Ferrara
AMCI Ferrara