lunedì 7 luglio 2014

Sentinelle, Comune di Ferrara, PICO e dintorni

Le Sentinelle hanno lasciato il segno. Nelle scorse settimane l'opinione pubblica ferrarese ha indubbiamente preso conoscenza se non altro del fenomeno, tanto è stata l'eco data dai mass media locali. Tante le prese di posizione contrarie, ma qualcuna anche a favore, come quella di Francesco Fersini e Andrea Rossi.
Indubbiamente, un impulso notevole all'amplificazione mediatica avuta dalla vicenda lo ha dato l'ormai famoso comunicato del Comune di Ferrara contro le Sentinelle.


Un articolo di cotanta inconsistenza di contenuti sarebbe stata davvero impresa ardua a partorirlo da qualsiasi intelletto umano ma si prende atto che la realtà ha ampiamente superato la più fervida immaginazione. Ben altro tono si deve necessariamente assumere quando si realizza la rilevanza dei diritti lesi in argomento. Si ometterà di presentare di seguito un discorso di logica a trazione epistemologica a sostegno della famiglia naturale in quanto la critica teorica, sebbene sostanzi conclusioni lapalissiane, come notava Putnam, corre il rischio di mancare il bersaglio perché criticare il “decostruzionismo” è come cercare di fare a pugni con la nebbia. Per inciso dal decostruzionismo attinge l’ideologia del gender, oggigiorno superata dalla “teorizzazione queer”che inneggiando all’ambiguità sessuale rifiuta l’identità come dato biologico e nega la distinzione sessuale che immediatamente supera affermando il polimorfismo e il pansessualismo. Lo sconcertante “Protocollo Interistituzionale per il Contrasto all’Omofobia” (P.I.C.O.) è il classico esempio che evidenzia lo scopo del decostruzionismo: scardinare qualsivoglia significato mediante la moltiplicazione dei significati delle parole, creando nuove configurazioni senza individuare alcun senso e alcun fine. Ma leggendo il documento sopra citato non si può evitare di formalizzare alcuni quesiti a quegli organi istituzionali firmatari e che ne hanno sottoscritto il contenuto:



1) “Questo movimento sta alzando i toni contro ogni discorso e pratica di apertura nella scuola e nella società a visioni inclusive e non assolutistiche della famiglia e delle relazioni umane e sessuali. Distorcendo la realtà delle leggi proposte e delle misure educative che si vogliono intraprendere nelle scuole, cerca di legittimare e giustificare la discriminazione contro le persone omosessuali, negando i più elementari e fondamentali diritti umani, che devono essere garantiti nell’esistenza di qualsiasi individuo”. Le sentinelle sostenendo la famiglia come società “naturale” fondata sul matrimonio si macchierebbero di gravi violazioni dei diritti umani. Ergo, l’Italia è in possesso di una carta costituente da regime dittatoriale e totalitario e altamente discriminatoria. Non si comprende come i costituzionalisti dinanzi all’articolo 29 della Costituzione non abbiano ancora gridato allo scandalo invocandone l’abrogazione “con disonore”; non si comprende come tutto l’impianto normativo del diritto italiano preveda ancora la “distinzione del sesso” rispetto all’istituto del matrimonio civile. Si ricorda che il precetto costituzionale non è superabile per via ermeneutica con una semplice lettura culturale o ideologica del sistema. Ma probabilmente laProvincia di Ferrara, il Comune di Ferrara, l’Università degli Studi di Ferrara, la CGIL – Area nuovi diritti Ferrarala UIL Ferrara, l’UISP – Comitato Provinciale di Ferrara, la Consigliera di Parità della Provincia di Ferrara, il Centro Donna Giustizia, il CAM – Centro d’Ascolto Uomini Maltrattanti e le associazioni ferraresi; il Circomassimo – Arcigay e Arcilesbica, l’Agedoe le Famiglie Arcobaleno illumineranno quegli uomini e quelle donne di ogni estrazione sociale e culturale, dal dopoguerra ad oggi prigionieri del bigottismo clericale, in relazione a questa moderna “ermeneutica della liberazione”. Si attende una illustrazione all’altezza della pericolosità sociale correlata alla deriva omofobica delle violente manifestazioni organizzate dalle “Sentinelle in piedi”, subdoli pareidolici sociali.



2) “Secondo l’Agenzia per i diritti Fondamentali dell’Unione Europea, l’omofobia danneggia ogni anno la salute e la carriera di milioni di persone. L’Italia è il paese dell’Unione Europea con il maggior tasso di omofobia sociale, politica e istituzionale: secondo i dati del Dipartimento di Salute Pubblica, i suicidi della popolazione gay legati alla discriminazione omofobica costituirebbero il 30% di tutti i suicidi tra gli adolescenti”. Si chiede, anche, di essere illuminati sulle fonti e sul metodo scientifico che enucleano cifre di questa portata devastante.


3) “A questi valori si ispira il rifiuto di vedere lo spazio pubblico, la città di tutti che non ha bisogno di “sentinelle” o di “milizie”, invaso dal fondamentalismo, qualsiasi esso sia”. Ma l’articolo 21 della Costituzione non garantisce a tutti il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero? In che modo chi sostiene la famiglia come unione di un uomo e una donna diventa discriminatorio? Su questo punto si pretende la massima chiarezza dalle istituzioni firmatarie del P.I.C.O. e si utilizzeranno tutti gli strumenti leciti per stanare i filo-gender. L’opinione pubblica, sebbene plagiata dalle sirene del profetismo laico, dovrà avere chiara a se stessa quello potrà essere pronunciato senza incorrere nel reato di omofobia. Rispondino allora alle seguenti domande le cariche pubbliche in oggetto: è omofobo chi sostiene che l’unica famiglia a cui riconoscere legittimamente l’istituto giuridico è quella composta da un uomo e una donna? Deve essere esposto alla pubblica gogna chi sostiene che la famiglia così costituita è l’unica meritevole di norme di protezione di rango superiore rispetto alle altre unioni affettive? Se il ddl Scalfarotto superasse il vaglio del Senato, diventando poi legge effettiva dello stato, sarebbe fatta giustizia se si arrestasse chi promuove la famiglia naturale? Si attendono risposte chiare e concise: sì o no.
 
La demagogia e la strumentalizzazione poste in essere, forti dell’endorsement istituzionale e mediatico, chiarisce chi sia la parte debole nelle dinamiche in atto. Nel nuovo quadro giuridico in cui si definisce una visione estensiva del concetto di famiglia, per replicare a chi sostiene che l’”amore” (“love is love”) sia sufficiente a giustificare il riconoscimento dell’istituto giuridico, si evidenzia come tale sentimento, per quanto nobile esso sia, non ha nulla a che fare con il codice civile; questa ermeneutica estensiva non solo è superficialmente pretestuosa ma anche pericolosa perché può essere utilizzata contro tutte le norme che regolano il matrimonio e per tutte le categorie di “innamorati”:se un uomo ama due o più donne si sosterrà che il divieto di poligamia è discriminatorio, se un fratello ama la sorella medesima cosa si può affermare per chi osteggia l’incesto. Ribadiamo il concetto: la nostra Costituzioneall’art. 29 sancisce che la Repubblica «riconosce», e non “definisce”, i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Opinare il contrario significherebbe consentire ad un’assemblea legislativa la possibilità di stabilire attraverso disposizioni normative la natura stessa dell’istituto matrimoniale. Con il “molto opinabile” criterio dell’orientamento sessuale e dell’affetto nulla vieterebbe di ritenere legittimo non solo il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ma anche quello tra una donna e due uomini, tra due uomini e due donne, tra due uomini e quattro donne, o perché escludere il matrimonio tra una donna e il proprio cane, visto che la zoofilia rappresenta, in effetti, un riconosciuto orientamento sessuale. Si comprende che si aprirebbero scenari inquietanti, qualora dovesse cadere anche il tabù della pedofilia. A qualcuno potrà essere sfuggito ma è di non molto tempo addietro la notizia dell’accettazione da parte dell’Onu di organizzazioni dal chiaro profilo pedofilo, come la: Kinsey Institute (istituto di ricerca su sesso, genere e riproduzione) che il 23 aprile 2014 è stato accreditato come organo consultivo dal Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC). Non dimentichiamo neanche che l’American Psychiatric Association (APA) lo scorso 31 novembre 2013 ha rettificato ufficialmente quanto scritto nell’ultima versione del Dsm-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) pubblicata quest’anno, in cui la pedofilia era stata declassata da “disordine” ad «orientamento sessuale» (dieci anni fa nel Dsm-4 era già stata derubricata da «malattia» a «disordine»). L’Apa, comunque, distingue tra pedofilia e atto pedofilo, nel senso che considera il desiderio sessuale nei confronti dei minori un orientamento come gli altri, mentre ritiene l’atto sessuale “disordinato” solo per gli eventuali effetti negativi che può determinare nei confronti degli stessi minori. E’ una distinzione assai pericolosa che ricorda da vicino il ragionamento surrettizio che ha portato allo sdoganamento dell’omosessualità.




L’invito è di andare oltre superficiali considerazioni come quella che l’omosessualità sia una variante naturale dell’eterogeneità sessuale. Una pretestuosa banalità un po’ debole dal punto di vista scientifico. D’altronde, per chi è dentro queste dottrine filosofiche e scientifiche, sa bene che anche questa posizione è ampiamente superata. E anche di queste saggeremo le ricadute sociali e le pretese in termini di adeguamento degli ordinamenti giuridici.
Recitava un celebre aforisma voltairiano, poi diventato il luogo comune del pigro conformista ma in fondo in fondo intollerante: «Non sono d’accordo con quello che dici ma sono pronto a dare la vita perché tu possa dirlo». 

L’impegno a concretizzarlo è di tutti, nessuno escluso!

Paolo S.
Amici del Timone di Ferrara