lunedì 15 agosto 2016

Pdf: fronte comune con chi si batte contro gender, Islam politico e immigrazione

Chi si batte per la famiglia non ha tempo da perdere con le vacanze. Sembra pensarla così Mirko De Carli, giovane responsabile per l’Emilia-Romagna del Popolo della Famiglia. Lo abbiamo incontrato nel cuore delle ferie di agosto, per sapere il suo punto di vista sui temi caldi del momento.

Family Day 2016
L’estate di quest’anno si è aperta con una serie di attentati terroristici nel cuore dell’Europa. Poi, all'inizio di agosto, in Italia si sono celebrate – con grande attenzione mediatica –  le prime “unioni civili”. Anche le olimpiadi di Rio sono state in qualche modo contrassegnate da questi argomenti, tra le atlete omosessuali fidanzatesi in diretta e i concorrenti islamici che hanno rifiutato qualsiasi rapporto con gli israeliani. Vedi un punto in comune tra questi eventi?

"Sono tutte manifestazioni della grande crisi morale che sta attraversando la nostra società. Essa ha all'origine il venir meno della centralità della famiglia naturale, e quindi potrà essere arginata solo riproponendone i valori. Può sembrare che la questione della famiglia non c’entri niente né con il terrorismo, né con fatti simbolici peraltro non nuovi, come il  boicottaggio degli israeliani. Tuttavia, alla base di questi eventi vi è sempre la stessa questione: il rifiuto della civiltà occidentale, che sembra odiare le proprie stesse radici. Al posto dell’idea di persona, con tutta la sua complessità e i suoi inalienabili diritti, la cultura oggi dominante ha accolto l’immagine astratta dell’individuo che rivendica desideri. La pressione dell’Islam militante, che odia Israele e tutto l’Occidente per ragioni non tanto economiche o politiche, quanto morali e religiose, si alimenta proprio della debolezza dei riferimenti culturali che ci siamo dati."

La famiglia come può essere l’antidoto al dilagare della crisi?

Tutto è iniziato quando la nostra economia ha pensato di avere bisogno, più che di famiglie, di individui pienamente disponibili per le esigenze della produzione e del consumo. Se negli anni ‘70 il risparmio e la coesione familiare erano ancora considerati valori fondamentali, dagli anni ‘80 in poi si sono ritenute più funzionali alla crescita economica figure individuali che lavorassero solo per se stesse e il proprio benessere. È arrivato così il paradosso economico-demografico, per cui la gente ha iniziato a fare sempre meno figli, al fine di produrre e consumare di più. In questo è stata sostenuta da un welfare irresponsabile, del quale oggi stiamo tutti pagando le conseguenze. In realtà, solo quando le persone vivono in funzione non solo di se stesse ma anche per la propria famiglia, allora si rendono responsabili del futuro di tutti. Se la società non le ostacola, riescono così a guardare al futuro con più ottimismo, producendo anche di più.

L’immigrazione incontrollata può essere compatibile con questo schema?

Di fronte al fenomeno della grande migrazione, diciamo pure dell'invasione, noi riproponiamo con forza la ricetta che già negli anni ’80 fu inutilmente dettata dal cardinale Giacomo Biffi: favorire chi proviene da culture omogenee con la nostra identità europea e occidentale, per evitare di essere sopraffatti. Quanto sta avvenendo oggi, con il problema del terrorismo di matrice islamista e con la formazione delle prime comunità separate, che rifiutano la  possibilità di integrarsi, sembra confermare la validità di quella intuizione.

Il Popolo della Famiglia sembra stare affrontando queste questioni con un impegno addirittura religioso. Riuscirete a trovare intese con gli altri partiti, soprattutto quelli di ispirazione cristiana?

Diciamo che la nostra visione della politica è analoga a quella che, già dagli anni ‘70, fu propria dei Radicali. I nostri principi e valori sono opposti, ma abbiamo la stessa convinzione sull’urgenza di offrire al Paese risposte politiche non solo contingenti, né tanto meno ideologiche o legate a una specifica visione dell'economia.
Stiamo attraversando una crisi epocale, che richiede una risposta a tutto campo, con riferimenti culturali forti, che noi del PdF – a differenza di tutti gli altri partiti esistenti – troviamo nella grande tradizione cristiana e nella dottrina sociale. Non abbiamo paura di essere destinati a rimanere minoranza. Anzi, pensiamo che in questo modo potremo ottenere di più, e comunque eviteremo di infilarci nel vicolo cieco del populismo. Stiamo cercando di tornare a una politica meno virtuale e televisiva, più vicina alla gente: per ottobre si terrà una festa nazionale del PdF, nella quale le nostre famiglie mostreranno a tutti la possibilità di ricominciare a parlare di politica in modo positivo. Quanto agli altri partiti, riteniamo che tra i cattolici la stagione del centrismo sia completamente finita, e quindi sia necessario un ricambio radicale. Con le altre forze del centro destra si potranno trovare intese tattiche, perché la sinistra e i “cinque stelle” sono un avversario comune. Ma non riteniamo possibile riproporre i vecchi schemi politici, con le loro coalizioni.


Foto di Estense.com; a Ferrara attivisti di Lega Nord e altri hanno impedito agli immigrati di entrare nel lussuoso alloggio previsto da prefettura e comune a Gaibanella. E' il caso dell'estate 2016


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