domenica 24 marzo 2013

Idee - Da una parte la politica, dall'altra la rivoluzione



"I due nuovi poli, nell'Italia del 2012, sono la politica e la rivoluzione. Beppe Grillo ha occupato uno dei due lati della contesa e se lo tiene ben stretto.".
Con queste preveggenti parole, il giornalista di Repubblica.it Marco Bracconi nel settembre del 2012 concludeva la postfazione al libro inchiesta "L'armata di Grillo." di Matteo Pucciarelli, edizioni ALEGRE dove i due giornalisti analizzano da una posizione che si puo' dire di sinistra il fenomeno M5S, tracciandone un sintetico ma efficace ritratto.
 "il rischio è la persistenza sine die di questo nuovo bipolarismo, che non è affatto detto sia migliore di quello che l'ha preceduto."
 Non più destra contro sinistra ma la politica contro la rivoluzione. E come siamo arrivati a questo spostamento delle categorie cui eravamo abituati da anni? Bracconi sposa la linea della continuità, estremizzata, con la politica precedente, individuando 4 ragioni principali tutte maturate nel periodo della seconda repubblica:
 1) La degenerazione del linguaggio politico che sia a destra che a sinistra ha cercato lo slogan senza più preoccuparsi dei contenuti, frasi brevi e ad effetto ma prive di un collegamento reale ad un sistema di pensiero. E nel m5s questo è estremizzato fino alla voluta assenza di una architettura intellettuale (si pensi al non-statuto,non-partito...) su cui poggiano i ritornelli urlati dal celebre comico.

 2) L'eccletismo politico, ovvero l'estrema facilità con cui politici di destra enfatizzano temi di sinistra e viceversa non sostenuti da una linea di pensiero coerente e senza trasmettere obiettivi diversi dando l'impressione soltanto di una corsa al prendere più voti. Il massimo esponente di tale categoria, cui peraltro si può dire appartenga la quasi totalità degli schieramenti che hanno rappresentanti in parlamento, aggiungiamo noi, sarebbe l'on Fini, peraltro non eletto. 

3)Il millenarismo. Secondo Bracconi nella seconda repubblica ad ogni elezione si aveva l'impressione di essere di fronte ad un cambio epocale per cui se avessero vinto "i nostri" ci sarebbe stata finalmente una rivoluzione politica in positivo mentre se avessero vinto "gli altri" sarebbe stata una catastrofe da cui non si sarebbe più potuto uscire. L'elettore quindi, abituato ad un discorso di tipo millenaristico, si è anche facilemente lasciato irretire dallo "vi spazzeremo via tutti". 

4)Il mito della politica fatta dal basso attraverso la democrazia diretta. La Rete secondo l'analisi del giornalista è stato il medium per rappresentare un movimento finalmente democratico (sappiamo bene che il M5S è la formazione politica meno democratica in quanto tutto viene deciso da un paio di persone mentre almento i partiti avevano un comitato direttivo, il consiglio, le sezioni ecc...ndr) . Qui secondo l'autore è stato principalmente il partito di centrodestra ad abbattere la tradizionale organizzazione organica dei partiti a favore di un partito carismatico in cui il leader aveva una comunicazione diretta con l'elettore. Occorre però osservare che nel centrodestra tale assenza di coordinamenti locali (per un certo periodo ad esempio nella città di Bologna non è esistita una sola sede del Pdl) è stata, da diversi esponenti di punta, sentita come un limite cui nonostante i tentativi non si è mai riusciti a porre rimedio.

 Come fattore esterno, non imputabile alla vecchia Repubblica, è stata infine la crisi economica a far scattare la miccia deflagrante. 

Per concludere possiamo quindi concordare come il M5S abbia proseguito le peggiori tendenze della politica recente e che la soluzione ai mali dell'Italia non possa che essere trovata altrove, a partire proprio dalla politica che è uno dei due poli della futura contesa, dall'altra parte di Grillo e Casaleggio. 

Il Papa Francesco ci sta suggerendo una strada di sinistra economica e destra morale che  potrebbe essere luce per una linea guida di un programma... niente male!

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